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Abstract ricerche 2012/2013: Rom, sinti e camminanti: un mondo di mondi. Il caso della Regione Marche.

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Le popolazioni Rom, Sinti e Camminanti presenti in Italia sono caratterizzate dall’eterogeneità dei gruppi, dalla loro varietà linguistico dialettale, nonché da differenti culture.

La categoria politetica “Rom Sinti e Camminanti” non può fungere da sola da contenitore della varietà che contraddistingue queste popolazioni che, come nota Piasere “s’assomigliano in qualcosa ma per tratti sono diverse” e che hanno alle spalle percorsi diversi e specificità che nel tempo si sono fuse e compenetrate con elementi delle popolazioni con cui sono entrate in contatto.

Tale varietà può essere ben compresa solo tenendo conto delle differenti condizioni giuridiche che hanno i Rom in Italia e del fatto che la minoranza RSC non si concentra in una determinata area del territorio nazionale, bensì è diffusa in tutte le regioni italiane, così come si ravvisa a livello europeo, dove comunità Rom sono presenti in tutti gli Stati Membri, tanto da definirsi minoranza transnazionale.

Cosa accomuna dunque queste popolazioni tanto diverse tra loro in una eterogenea categoria di minoranza priva di territorio?

Senza in nessun modo voler sminuire la specificità dei tratti culturali né tantomeno misconoscerne l’identità e la resistenza attuata nei secoli per mantenere tale identità quanto possibile intatta, in questa ricerca si individuano nuovi parametri, nuovi criteri valutativi necessari a comprendere la “questione rom” all’interno del contesto sociale, economico e politico contemporaneo, considerando che le culture non sono contenitori distinti ed impermeabili al loro contorno sociale, bensì ad esso strettamente connesse.

Emergono tre aspetti fondamentali individuati in quanto caratteristiche discriminanti delle popolazioni RSC rispetto ad altre fasce della popolazione, compresa anche quella di origine immigrata: la condizione economica (di povertà), la condizione abitativa (di marginalizzazione e, caso tutto italiano, di confinamento forzato all’interno dei campi rom) e la condizione giuridica (di discriminazione).

Razzismo, intolleranza ed esclusione sociale sono conseguenze dirette: una categoria intesa in questi termini è voluta ed imposta da un lato e subita dall’altro. In questo studio, che non mira a standardizzare ma a comprendere le specificità reali, ho svolto un’analisi prettamente qualitativa del contesto regionale di riferimento facendo riferimento al metodo della ricerca azione, cioè a partire da una conoscenza quanto più diretta possibile della realtà in oggetto, partecipata, aperta ed in costruzione.

La partecipazione attiva si è svolta su due livelli.

In un primo momento sperimentando la realtà dei servizi e delle iniziative istituzionali, tramite il tirocinio svolto presso l’ufficio per il Coordinamento delle politiche sociali della Regione Marche ed un secondo momento entrando in contatto con alcune comunità Rom, tramite cui si è sperimentata la dimensione di discriminazione in tutti gli ambiti della vita pubblica e sociale, di marginalizzazione, confinamento forzato e del razzismo istituzionale perpetrato ai danni delle popolazioni Rom.

Sulla base di quanto emerso in conclusione sono state tracciate possibili pratiche e proposte concrete da attuare nell’ottica della valorizzazione delle culture dei popoli, della promozione della conoscenza e del dialogo reciproci, dell’integrazione.

Valeria Memé

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