L’Oasi del Pianeta Verde, alla periferia sud di Milano, è una “Oasi”di nome e di fatto:
per la quiete che vi regna, per i riflessi che, a seconda delle stagioni e delle ore del giorno, il sole compone sullo specchio d’acqua del piccolo lago giocando a nascondino con i rami dei salici, ma soprattutto per lo stupore che ogni volta si rinnova, quando ci si trova immersi nella quiete più assoluta a così poca distanza dal traffico convulso della città.
Per noi della Sezione milanese della Fondazione Angelo Frammartino questo è da molti anni anche un “luogo amico” in quanto sovente meta delle nostre escursioni con i bambini della comunità macedone che fino a pochi mesi fa abitava il campo rom di via Novara.
Per tali ragioni, ci è giunto particolarmente gradito l’invito a partecipare lo scorso 8 dicembre alla “Pesca dei Desideri”, una iniziativa di Solidarietà, promossa in questa magica cornice da Cristiano e Mariangela che ne sono gli entusiastici e infaticabili gestori.
Qualche giorno prima della data prevista per l’evento, abbiamo incontrato gli altri partecipanti, Eugenia e Fikri, dalla cui voce abbiamo potuto conoscere l’attività svolta dalla Associazione Cirqu’en liberté, un progetto itinerante ideato e condotto da Fikri Tallih, artista clown, esperto in arti circensi e teatro, ed educatore sociale.
Nella linea tracciata dagli artisti di “Le Cirque du Soleil” la figura del clown ripropone oggi tradizioni artistiche in auge fin dai primi anni Trenta, coniugando tecniche quali il mimo, la pantomina, l’acrobatica, la musica.
Per entrare in contatto con il pubblico, il clown vive quasi al limitare di due mondi, in equilibrio sulla sottile linea che corre tra la ragione e la follia: si presenta in modo stravagante, il costume “sbagliato”, il trucco che conferisce al suo viso una forte espressività, di estrema allegria o di malinconica tristezza, dichiarando una intenzione seria – come suonare uno strumento, fare un incontro di pugilato o svolgere un preciso compito – per tornare poi improvvisamente a trasgredire ogni convenzione e ogni regola.
La maschera e il costume che lo estraniano dalla normalità sono il suo viatico e poiché è un personaggio dotato di una inesauribile fantasia, dalle sue enormi tasche escono spesso alla rinfusa gli oggetti più improbabili, sebbene sempre riconoscibili e familiari per quanto trasformati nei colori, nelle dimensioni o nell’uso.
In questa fantastica “Terra di mezzo” si colloca il Cirqu’en Liberté di Fikri Tallih.
Un Circo non solo perché il progetto ha le proprie radici nelle arti circensi, ma perché il Circo rappresenta da sempre un luogo reale, immaginario e onirico al tempo stesso, nel quale si incontrano umanità diverse che si mescolano e convivono armonicamente: un territorio di uguaglianza dove ci si confronta, si condividono visioni, esperienze, competenze, vita …… e tutto ciò nella assoluta libertà di essere ciò che si è, perché l’idea di Libertà è legata al concetto che ogni persona reca con sé tutto un proprio mondo.
“Una circumnavigazione intorno a noi e all’Altro – come dice lo stesso Fikrì – nel rispetto del mondo di cui l’Altro è portatore: Libertà quindi in un contesto di rispetto delle regole della convivenza civile“.
Per queste ragioni si parte dai linguaggi espressivi come le arti circensi, il teatro, la musica, la danza, ma il focus sta nella relazione con l’Altro, una esperienza unica, come unica è la storia personale, familiare, culturale e sociale di ogni persona.
Il pomeriggio dell’8 dicembre, al nostro arrivo all’Oasi del Pianeta Verde, la cordialità di Cristiano e Mariangela ci era ben nota e la loro accoglienza aveva la premurosa sollecitudine che si riserva a chi ormai “è di casa”.
Fikri, Eugenia e Aida – i tre cuori di Le Cirqu’en liberté – ci stavano aspettando insieme ad un gruppo di bambini che avevano partecipato al mattino alla “Pesca dei Desideri”, competizione “sportiva” che avendo come obiettivo la prova di abilità e non la cattura del pesce, si era conclusa con la immediata, gioiosa restituzione alle acque di tutti i pesciolini pescati.
Sebbene le condizioni meteorologiche non fossero le più adatte ad una attività all’aperto, la mattinata era stata un successo: seriamente impegnati gli apprendisti pescatori, collaborative le giovani carpe, orgogliose le mamme e fortemente coinvolti i papà.
Con pizza e patatine a volontà, le energie spese erano state ampiamente rigenerate e il pomeriggio si prospettava interessante e ricco di emozioni.
Lo spettacolo di Fikrì faceva sapientemente leva su una molteplicità di strategie: il coinvolgimento dei piccoli spettatori attraverso la partecipazione attiva, l’utilizzo simultaneo di più canali di comunicazione – dal linguaggio verbale alla gestualità, dalla mimica alla musica – il fattore sorpresa e il costante invito a spostare l’attenzione da sé all’Altro.
I bambini seguivano affascinati e stupiti il percorso proposto dal clown, che di volta in volta per realizzare i giochi, chiedeva la collaborazione di alcuni genitori, instaurando un clima che si collocava “sulla soglia tra il Circo e l’ambiente familiare” in modo che anche i bimbi più timidi potessero sentirsi a proprio agio e trovare a poco a poco il “coraggio” di farsi primi attori.
Quando i giochi, gli scherzi, le “prove di destrezza e di abilità”, avevano ormai coinvolto coralmente tutti i presenti, anche i più titubanti e timorosi, i piccoli apprendisti acrobati sono stati invitati a consegnarci i giocattoli raccolti nel corso delle precedenti settimane affinché potessimo distribuirli prima di Natale ai loro coetanei meno fortunati.
Così, quando Fikrì ha invitato anche noi ad entrare nel “cerchio magico” dell’improvvisato palcoscenico, abbiamo raccontato con semplicità – cercando le parole adatte anche a un pubblico di piccolini – come è nata la Fondazione Frammartino, quali principi la ispirano e quali iniziative promuove.
Abbiamo cercato soprattutto di far percepire ai bambini che il loro gesto, compiuto nel corso di un pomeriggio sereno e spensierato, si sarebbe trasformato in gioia per tanti nuovi amici con i quali si veniva così a stabilire un legame indubbiamente differente dalla reciproca conoscenza, ma sicuramente molto coinvolgente.

“Donare un giocattolo per donare un sorriso” un’idea semplice eppure tanto ricca di significato, soprattutto se accompagnata dall’invito ad “ascoltare l’Altro” per accorgersi dei suoi bisogni e indovinare i suoi desideri …..
Educare alla Solidarietà, alla condivisione, all’empatia è importante quanto difficile, e farlo con tocco lieve affinché diventi un gesto spontaneo e naturale, è forse il modo più bello e al tempo stesso, o piuttosto proprio per questo, anche il più poetico.
Il pomeriggio trascorso in mezzo ai bambini che provavano “la gioia di dare gioia” e alle loro mamme che con tanta cura avevano preparato i doni avendo compreso che quell’esperienza vissuta insieme ai propri figli costituiva un insegnamento più importante di tante parole, è stato per noi motivo di grande emozione.
Il gesto di porgere un dono a chi è meno fortunato, concorre infatti a conferire continuità al bellissimo esempio che Angelo ci ha lasciato con la sua grande generosità e con il suo incontenibile desiderio di essere vicino ai bambini, a tutti i bambini, ma soprattutto a quanti proprio di un sorriso hanno più bisogno per poter crescere nella consapevolezza che ogni incontro con l’Altro rappresenta non un rischio, ma l’occasione per fare di due orizzonti individuali un nuovo orizzonte più ampio e più luminoso …….

Voce fuori campo per un mimo
Un tempo Moi viveva sulla cima di una montagna: si sentiva triste e solo.
Un giorno il vento portò un piccolo seme.
Moi lo vide, lo raccolse, lo coprì di terra, lo bagnò con cura e aspettò……..
Per molti giorni lo protesse dal freddo della notte e dalla violenza del temporale,
dal caldo del sole e dall’arsura dell’estate.
Un mattino, finalmente, la terra ebbe un fremito,
si aprì e lasciò spuntare una piantina.
La piantina crebbe, poi si trasformò in un bellissimo fiore con grandi petali bianchi.
Moi lo guardava colmo di felicità, mentre diventava ogni giorno più splendente.
Fu così che Moi imparò a sorridere e amò la Vita.
E proprio allora, un poco alla volta, il fiore mutò aspetto
trasformandosi in uno splendido gabbiano.
Spiccò il volo e percorrendo cerchi concentrici sempre più ampi sopra la testa di Moi divenne un puntino nell’azzurro del cielo.
Infine scomparve, libero.
Moi lo guardò allontanarsi:
era rimasto di nuovo solo,
ma non si sentì mai più triste:
aveva insegnato a un fiore a volare……..
Silvia Grabini
Oasi del Pianeta Verde, 9 febbraio 2014