Il 30 gennaio 2014, presso l’istituto comprensivo Loredana Campanari, si è svolto un incontro dedicato agli alunni delle classi terze della scuola media inferiore con la dottoressa Simona Moscarelli, consigliere legale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
L’iniziativa si inserisce all’interno del percorso laboratoriale di “Educazione alla Pace” che le classi stanno svolgendo con il sostegno della Fondazione Angelo Frammartino.La dottoressa Moscarelli ha riportato ai ragazzi la propria esperienza diretta nei centri di prima accoglienza di Lampedusa, illustrando, oltre agli aspetti già tristemente noti a tutti, anche quelli più trascurati da stampa e televisione. Il suo ricco ed interessante intervento ha saputo catturare l’attenzione dei presenti suscitando un dibattito vivo ed emozionante.
Si è trattato di un incontro informale, fatto di parole semplici e di un linguaggio immediato, lontano dalle aride terminologie del mondo degli adulti, che è arrivato diritto al cuore dei ragazzi. La dottoressa Moscarelli ha prima di tutto preso in esame quali sono le motivazioni che spingono tantissime persone provenienti dal “sud del mondo” a lasciare il proprio paese, le proprie case e conseguentemente la propria famiglia e tutte le relazioni affettive che le legano al luogo di origine.
Ha parlato della differenza fra un rifugiato politico e un immigrato e di quanto, in alcuni casi, il confine tra i due sia così labile da renderlo quasi impercettibile: morire per una guerra o morire per fame non è pur sempre morire? La relatrice ha poi raccontato quali e quante sofferenze, e vere e proprie violenze, questi uomini e donne siano costretti a subire durante l’intero tragitto che li porta dalla propria casa fino a noi, in Italia. La traversata del Mediterraneo è solo l’ultima delle dure prove che essi devono affrontare per rimanere in vita.
Ed è proprio dopo l’approdo di queste persone sulle coste italiane che le loro vite e le loro storie si intrecciano inevitabilmente con le nostre. C’è chi non ce la fa e morirà in terra italiana, chi attraverserà il nostro paese per raggiungere il nord Europa, chi diventerà nostro vicino di banco, chi lavorerà o purtroppo, più spesso, verrà sfruttato al limite della schiavitù per far arrivare il cibo sulle nostre tavole. In un modo o nell’altro nasce un legame, spesso invisibile, ma reale.
Il compito della dottoressa Moscarelli e della organizzazione per le quale lavora è quello di offrire immediata assistenza e sostegno legale a quanti arrivano in Italia, fornendo informazioni su diritti dei quali godono e sui loro doveri, nella prospettiva di favorire una maggiore consapevolezza. Naturalmente tutto questo non può prescindere da un primo soccorso e da una accoglienza di base che, per quanto possa sembrare scontata ai nostri occhi, di fatto troppo spesso non lo è: acqua, cibo, vestiti asciutti e puliti, cure mediche se necessarie e l’aiuto a ricongiungersi con i familiari perduti nella confusione dello sbarco.
Attraverso le sue parole abbiamo ascoltato una storia in prima persona, la storia di chi tutto questo l’ha visto con i propri occhi e vissuto sulla propria pelle Ha visto le motovedette della guardia costiera partire alla ricerca di improbabili imbarcazioni disperse al largo delle nostre coste, le ha viste rientrare a volte senza successo, a volte trainando barche con sopra solo cadaveri, altre con più fortuna riuscendo a trarre in salvo centinaia di persone.
Ha visto arrivare donne, uomini, vecchi e bambini nati a bordo, tutti stremati dalla fame e dalle condizioni inumane in cui sono stati costretti a viaggiare, stipati in spazi talmente angusti da rendere difficile la sopravvivenza.
Attraverso la sua esperienza tanti ragazzi hanno potuto immedesimarsi nei loro coetanei meno fortunati solo perché nati in luoghi dove non vengono garantite condizioni di vita accettabili.
Al termine dell’incontro, molte sono state le domande degli studenti che, appassionati dal racconto, hanno voluto approfondire alcuni temi insieme alla dottoressa, mostrandole anche gli elaborati da loro stessi prodotti nel corso dei laboratori di educazione alla Pace: testi e disegni che ritraggono i volti del fenomeno migratorio filtrato attraverso gli occhi di questi giovani.
L’incontro ha indubbiamente apportato arricchimento non solo agli alunni e alle loro insegnanti che si prodigano per diffondere e promuovere le tematiche care alla Fondazione Frammartino, ma anche alla stessa relatrice che ha potuto in tal modo apprezzare da vicino il lavoro svolto all’interno delle scuole, riconoscendone la fondamentale importanza per educare nuove generazioni ad una maggiore consapevolezza.
Il forte coinvolgimento di tutti i presenti è viva testimonianza dell’imprescindibilità della creazione di simili momenti di approfondimento per il grande valore umano e formativo che ne scaturisce.
Monterotondo, 20 febbraio 2014
Martina Di Giacinto
Fondazione Angelo Frammartino Onlus
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