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Esiste una comunità- Iniziativa La Comunità che vogliamo

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Qualche mese fa il Dirigente Scolastico della mia scuola, il Liceo Peano di Monterotondo, mi ha convocata nel suo ufficio per propormi un progetto organizzato dalla Fondazione Angelo Frammartino.

Essendo da sempre interessata al tema ampio e difficile dei diritti umani ho accettato volentieri, incuriosita anche dall’ampiezza e dalla articolazione del concorso. Circa 20 alunni della mia scuola, e tra questi 10 solo della mia 5° G, hanno subito aderito inserendosi nei vari laboratori: scrittura creativa, fotografia, teatro e danza, murales, video.
Questo progetto è una delle esperienze più interessanti e formative a cui io abbia partecipato, non solo professionalmente parlando, ma anche umanamente.

I mesi sono passati volando in un intenso ritmo di incontri: alcuni “plenari”, altri specifici dei diversi laboratori. Il lavoro è stato coordinato da Michela Serpietri, della Fondazione Angelo Frammartino, che con professionalità, decisione, saggezza e una grande dolcezza, naturale in lei, ha curato la realizzazione dei diversi laboratori e i rapporti con le scuole e i professionisti che hanno coadiuvato le attività specifiche.

A me è stato affidato il coordinamento dei laboratori di scrittura creativa e di fotografia, durante i quali sono stati prodotti il testo-base di questo progetto e documentate le attività del progetto dal primo incontro in poi; ai colleghi referenti delle altre scuole superiori di Monterotondo quello degli altri laboratori.

Abbiamo parlato e discusso molto del tema dei diritti; parallelamente, è nata una sorta di micro comunità di cui tutti, studenti, tecnici, docenti, siamo stati compartecipi. In un certo senso abbiamo visto, anzi, gli studenti hanno mostrato di essere cittadini di una meravigliosa comunità che loro vorrebbero per la loro vita, che noi desideriamo per i nostri figli e per noi.

Eccola, la COMUNITÀ CHE VOGLIAMO. Questa è stata la lezione più vera che questo progetto ci ha regalato: questa comunità, per noi, già esiste. Il progetto della Fondazione ha semplicemente dato l’opportunità a tutti noi di rendercene conto e ci ha aiutato a potenziare il valore della collaborazione perché questa comunità deve e può essere allargata e può arrivare a contare nei suoi ideali abitanti anche coloro che ancora non ne fanno parte.

Inoltre, in un’epoca in cui il valore della solidarietà sembra brancolare nel buio e spingersi avanti affaticato per la fretta e la burocrazia dei tempi, abbiamo capito, anzi, abbiamo visto con occhi nuovi che lavorare con i giovani e per i giovani non è occupazione vana: tutti nasciamo buoni e bendisposti per natura. I ragazzi di oggi hanno solo bisogno di un aiuto dagli adulti per scoprire in loro stessi quelle virtù e quelle potenzialità che, a volte, nascondono per moda, disabitudine, ritrosia.

Valentina Ciliberti

 

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