Cerca

In ricordo di Angelo

Indice argomenti trattati:

Pochissimi giorni, pieni di emozioni, di incontri e di possibili impegni di cooperazione per il futuro.
Gerusalemme, Ramallah, Nablus e Jenin sono state le nostre mete.
I sindacati, le scuole, le cooperative di agricoltori, i centri giovanili, le Ong israeliane e palestinesi, i nostri interlocutori.
Un tour de force che ha visto tutta la nostra delegazione, composta da; Prosvil, CGIL Dipartimento Internazionale, Funzione Pubblica Nazionale e Piemonte, FLC, FIOM Milano, CGIL Piemonte, Auser, Comitato Modena – Jenin, Fondazione Frammartino, impegnata ad ascoltare ed a conoscere diverse realtà ed espressioni della società palestinese ed israeliana, i progetti in corso e le difficoltà della vita quotidiana, da Gerusalemme a Jenin, passando da Muro a Muro, tra check point e gabbie metalliche, attraversando villaggi e colonie, trasbordando da un bus all’altro, chiedendosi i tanti perché; perché le targhe di colori diversi, perché tutti questi controlli, perché il fucile in spalla senza la divisa, perché noi passiamo di qua e loro di là in coda sotto il sole, perché qui è sporco e di là è pulito, perché questo filo spinato che divide il villaggio, perché non può avere il permesso e passare, perché tanta cattiveria, sofferenza, ingiustizia e separazione.
Ad ogni passo, ad ogni angolo un perché, una domanda che non trova più una risposta lucida, credibile.
Ma, a fronte di tanta sofferenza e disperazione, la nostra corsa ci porta a conoscere persone ed esperienze di resistenza quotidiana, civile, ammirando con quanta dignità e responsabilità vengono usate le risorse donate per far funzionare la scuola d’infanzia o il centro giovanile, lavoratori che si organizzano, israeliani che difendono i diritti dei palestinesi a Gaza e dei lavoratori nelle colonie.
Frammenti di società civile che resiste, che va sostenuta e difesa.
Una corsa, la nostra, tanto ragionata quanto faticosa, che ci ha riempito di immagini e di ricordi, intensi e profondi, come sono stati i momenti in ricordo di Angelo Frammartino, aperti con l’incontro nella grande scuola di Dar El Tiffil, a due passi da quella che fu l’Orient House di Faisal Husseini, dove gli alunni delle scuole, che partecipano al programma delle borse di studio, hanno ballato e cantato, rappresentando le loro tradizioni e la loro cultura, un messaggio chiaro che non ha bisogno di commento alcuno. Cerimonia conclusasi con la consegna, ai genitori ed alla sorella di Angelo, della cittadinanza palestinese ad honorem, a firma del Presidente Abu Mazen.
Per non dire della profondità vissuta nell’incontro con l’associazione dei familiari delle vittime del conflitto, dove ognuno di noi ha ascoltato il racconto di israeliani e di palestinesi che dopo aver perso i loro cari, per strade e con tempi diversi, hanno deciso di dire basta alla violenza, uscendo dal ruolo della vittima di una parte, impegnandosi nella riconciliazione con il nemico, perché il nemico, come dicono loro, non è dall’altra parte, ma tra chi continua a promuovere guerra e violenza. Queste persone, questa associazione, The Parent Circle, ha accolto la famiglia Frammartino come una di loro, Angelo come un loro figlio, e per un attimo ci siamo sentiti tutti vittime e tutti parte di una unica famiglia, un dolore immenso superato dall’energia e dal messaggio di impegno civile che ci è stato trasmesso e che noi abbiamo raccolto impegnandoci a lavorare insieme.
Emozioni e senso di comunanza, di condivisione, di solidarietà e di gratitudine, ripetuta in tante occasioni, da persone amiche e da persone mai viste, rappresentanti di istituzioni, educatori, insegnanti, madri che ci conoscono attraverso i progetti, per il sostegno alle scuole, per il lavoro con i bambini, persone che vogliono esprimere la loro solidarietà e riconoscenza per l’impegno profuso e per aver continuato con la nostra cooperazione, per essere ancora, insieme, a Gerusalemme, dopo quello che è accaduto ad Angelo, mentre, sullo schermo scorrono le immagini di quel ragazzo che fa il clown, che salta a canestro, che si fa fotografare con Laith, il ragazzo palestinese che chiamava “Mimmo” e che oggi ha preparato un suo intervento, per ricordare l’amico italiano di quell’estate, portato via per sempre dai loro giochi, dal loro stare insieme.
Ricordi, commozione e tanta voglia di superare insieme il dolore, senza rimuovere e senza dimenticare, per il nostro senso di impegno civile e per la famiglia che è con noi e con la quale stiamo costruendo un percorso di cooperazione a favore dei giovani, a Gerusalemme come in Italia, promovendo la cultura del dialogo e della solidarietà, dei diritti e del rispetto dell’altro.

Sergio Bassoli
Se ti è piaciuto l'articolo condividilo
Articoli correlati