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La nostra idea di convivialità

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Il terzo premio Angelo Frammartino, che verrà consegnato a Caulonia (RC) il prossimo 8 agosto, è stato legato quest’anno a un tema particolarmente impegnativo e profondo nella sua asciutta essenzialità, “Pace è Convivialità”.

“Convivium” era nell’antichità il banchetto dell’aristocrazia. Il luogo in cui si condivideva il pasto e si elaborava la cultura. Era un tempo per “nutrirsi”, per crescere, per lasciarsi mettere in discussione dalla presenza degli altri.
Convivialità oggi è lo stare insieme condividendo i momenti e i gesti della quotidianità. Il luogo di lavoro, la scuola in cui studiano i nostri figli, il mercato, le strade e le piazze della nostra città, la mensa imbandita per gli amici.

“Pace è convivialità”. Vogliamo innanzitutto chiarire il perché della scelta di questo tema. Siamo infatti convinti che quando questa condivisione, la convivialità,  smette di essere figlia di una qualche contingenza per diventare invece una scelta vissuta in modo consapevole, allora tale scelta può essere davvero premessa di un nuovo vivere civile. La scelta della Non Violenza si deve esprimere così anzitutto nella costruzione di una realtà nella quale ciascuno possa esercitare pienamente il proprio diritto ad esserci, ad essere parte attiva della nostra società, pienamente, non in qualche forma ridotta, ridimensionata a nostro piacere.
Pensiamo infatti che ci sia – e va detto con molta attenzione – qualcosa di pericoloso nel non riconoscere l’altro, qualcosa di altrettanto violento nel negare la sua stessa esistenza. Avvertiamo che, sempre di più nel mondo d’oggi, c’è un atteggiamento che ci sta pervadendo e avvelenando, ed è il fare dell’altro quello che noi vogliamo, una specie di merce a nostro uso e consumo. Gli immigrati divengono così serbatoi di forza lavoro a seconda delle nostre esigenze, i giovani l’oggetto principe dei nostri esercizi retorici,  e ancora pensiamo ai deboli, agli emarginati, ai poveri, spesso destinatari senza voce delle nostre esuberanze assistenziali.
Convivialità vuol dire quindi stracciare il velo di qualsiasi ipocrisia, molto spesso inconsapevole, che ci impedisce di riconoscere in ogni “altro” una persona con i suoi bisogni e le sue domande, i suoi valori, i suoi affetti, la sua storia. Ma vuol dire anche raggiungere la consapevolezza di essere noi stessi portatori di bisogni, domande, valori, affetti e storie degne di essere condivisi.
Riconoscere la dignità intrinseca in ogni esperienza umana, ci aiuterà a capire che non c’è cultura che vada difesa, ma che tutte le culture sono destinate a morire se non vengono condivise ed ancor di più ciò può avvenire se non si creano le condizioni perché questo possa accadere.  E’ la diversità che ci permette di riconoscerci quali essere umani titolari di molti diritti riassumibili in uno, primo fra tutti il diritto ad essere felici. È questa l’unica ricchezza che abbiamo il dovere di proteggere ad ogni costo.

Per tutto questo e per molto ancora abbiamo voluto quest’anno che il tema dell’incontro, durante il quale consegneremo a Don Pino De Masi il premio Angelo Frammartino 2010, fosse “Pace come convivialità delle differenze”. Un tema grande, difficile, una strada tutta in salita. Ma al tempo stesso, pensiamo, l’unica possibile.
Come ogni anno, alle porte del 10 agosto, non possiamo non guardare a quelle che sono le radici della nostra esperienza associativa, i dieci giorni che Angelo ha vissuto a Gerusalemme, condividendo la sua quotidianità con bambini che non avevano mai conosciuto la pace. E Caulonia, luogo tanto caro ad Angelo ed alla sua famiglia, tracciando così un filo ideale fra posti e luoghi lontani dove la nostra idea di convivialità possa germogliare e portare frutti di Pace.

 

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