Nonni e nipoti, come a dire … le foreste e le gemme!
Sembra ieri il giorno in cui abbiamo aperto per la prima volta la porta di quella che sarebbe diventata la Sede della Sezione milanese, nei locali di via Pascarella assegnati dal Comune di Milano alla Fondazione Angelo Frammartino.
L’emozione si intrecciava ad una intensa “ansia progettuale”: «Qui potremmo fare ….., lì bisogna aggiustare …., da questa parte potremmo raccogliere gli abiti e i giocattoli usati, da quest’altra potremmo ricavare lo spazio per l’assistenza allo studio …. E nel pezzetto di prato qui davanti all’ingresso si potrebbe piantare … e poi … e poi …».
E mentre – borse e cappotti appoggiati sul pavimento – il pensiero correva veloce, qualcuno già si affacciava alla porta, timido, magrolino, due occhi vivaci e attenti, il passo lieve e discreto di chi sa camminare sulla neve senza lasciare impronte … «Adesso ci siete voi qui?»
Così, con ineffabile semplicità, si è presentato Simone, il nostro primo piccolo amico: un ragazzino del condominio che ben presto sarebbe diventato il più assiduo frequentatore della Sede, una presenza riservata e taciturna, un insostituibile collaboratore.
Conosce bene il contesto che lo circonda, osserva tutto attentamente e, al momento giusto, sa suggerire …. «Lo sai? M. avrebbe bisogno di …. Oh che bello questo, è proprio adatto per M …..! Quello ce lo potrebbe procurare T … B mi ha dato questo, andrebbe proprio bene per R….».
E quando arriviamo e troviamo pulito e spazzato davanti alla porta e le piante annaffiate sul prato, non abbiamo dubbi sul fatto che tanta cura sia frutto dell’opera del nostro “specialissimo condomino”.
Il secondo giorno, mentre tornavamo attrezzati con quanto occorreva per fare i primi lavori di riassetto dei locali, facevamo la conoscenza di un’altra protagonista: da una finestra del primo piano una voce squillante ci accoglieva con un entusiastico «Ciao, bella gente!» e così anche la signora Clarina – una splendida ottantenne capace di coniugare la dolcezza con quella forza che scaturisce dall’aver guardato diritto in faccia le amarezze della vita – faceva il suo ingresso ufficiale nella Fondazione.
Otto anni e ottanta: i due capi del filo. Proprio a queste persone, ai ragazzini e ai “ragazzi anagraficamente non più tali”, intendiamo dedicare quest’anno le attività della Sezione milanese della Fondazione, non come a due mondi distanti, ma come alle due parti di un’unica realtà, vitalissima proprio nelle sue possibili sinergie.
I bisogni sono diversi, differenti le prospettive, ma è proprio tale diversità che rende particolarmente fertile l’interazione tra i “giovani virgulti” e le “grandi querce”.
Se da tempo siamo vicini ai primi con iniziative quali i campi estivi e il sostegno allo studio, che integrano l’impegno educativo con l’attività ludica, riteniamo che il coinvolgimento delle persone anziane – depositarie di un prezioso patrimonio di tempo, di esperienze e di affetti – possa costituire un fattore determinante nel percorso di crescita dei giovani contribuendo, nel contempo, a restituire colore e calore a giornate segnate, talvolta, dall’ombra di una perdita o della privazione o, più semplicemente, dall’appannarsi di un orizzonte che si è fatto progressivamente più angusto.
Un concetto, questo, fortemente radicato nelle comunità – e non solo in quelle rurali – dei tempi passati, dove la buona crescita dei piccolini era affidata alle cure dei nonni, che in tal modo continuavano a occupare un ruolo fondamentale all’interno delle famiglie.
Sicché, una inestimabile ricchezza in termini di competenze, di abilità, di sensibilità, oltre che di tradizioni, poteva fluire gradualmente e naturalmente, tramandata a chi si stava affacciando alla vita: un dono, più che una eredità culturale, quasi un talismano.
Lo sguardo di due vispi occhioni blu, colmi di curiosità e di speranza nel futuro, vuole potersi specchiare nei grandi occhi che, resi profondi dall’alternarsi di molte stagioni, risplendono quando il nonno prende per mano il suo nipotino …. E’ tempo, quindi, che le attività della Sezione milanese mettano radici anche in questa “Terra di Mezzo”, luogo d’incontro di due generazioni.
Pensiamo di farlo con semplicità, offrendo – come sempre – qualche risposta ai bisogni dell’una e dell’altra, nella prospettiva di ricongiungere i due capi del filo, conferendo concretezza a quella “convergenza degli opposti” di cui molto si parla – passato e futuro, saggezza e spensieratezza, yin e yang, bianco e nero – ma che, forse, nel confuso frastuono della società di oggi è sempre più difficile attuare.
Angelo possedeva splendidamente questo segreto: aveva conservato nel cuore l’entusiasmo di un bambino e la sua mente sapeva vedere le cose con la consapevolezza di chi ha molto vissuto …
Il suo esempio è per noi una guida, ogni giorno.
Con questi pensieri, auguriamo a tutti un Felice 2014.
Pasquale e Silvia, 14 dicembre 2013
«Le gemme portano le grandi speranze della foresta»
Rabindranath Tagore, Scintille