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Ricomiciamo a fare

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Mentre esce il numero di settembre di Comunicazioni di Pace, si vanno definendo i progetti associativi per questo anno 2010 – 2011. Si va programmando una nuova stagione da vivere con i ragazzi delle scuole e con le diverse realtà territoriali con le quali ci relazioniamo.

Questo momento di programmazione tra qualche settimana si tradurrà in attività ed incontri. In gesti e parole. Dopo la pausa estiva che ci ha permesso di elaborare proposte e idee “ricominciamo a fare”. E lo facciamo con la consapevolezza che sono poveri e pochi i mezzi che abbiamo di fronte alla sfida della costruzione di un mondo nuovo. E lo facciamo con entusiasmo e con la voglia di giocarci ancora. Giocarci il “nostro” tempo, i “nostri” luoghi, le “nostre” energie.
“Ricominciamo a fare”. E lo facciamo anche con attenzione. Con la cautela di chi ha davvero a cuore l’orizzonte lontano, ma fermo, di capovolgere le logiche attuali che sono logiche di prevaricazione e di dominio. Lezioni che insegnano che per avere “voce” occorre meritarlo, non basta essere uomini; che per avere “diritti” occorre lottare e difenderli in proprio, ognuno per sé, al di fuori di qualsiasi struttura sociale che sia in grado di garantirli. Occorre “fare” per imporsi all’attenzione di qualcuno. Non basta essere.
È stato osservato che se un tempo la dicotomia fondamentale tra le modalità dell’esistere era davvero rintracciabile tra l’essere e l’avere, oggi potrebbe essere rintracciabile tra l’essere e il fare. Forse non è del tutto vero, dal momento che ancora le ricchezze stabiliscono un discrimine chiave tra esseri umani, ma certamente è una provocazione che ha il suo fascino e il suo amaro fondo di verità.

E allora noi ricominciamo a fare. Sapendo da un lato che in tempi come questi l’immobilismo non può avere alibi, dall’altro che occorre stare attenti a non scivolare nella trappola di un efficientismo che insidia la centralità della persona nei nostri gesti. La centralità dell’essere umano nelle nostre parole.
Per questo abbiamo, come sempre, bisogno della collaborazione di tanti. Di tutti. Realtà associative, istituzionali e, soprattutto, persone! Donne e uomini che sentano forte la necessità di aprire uno squarcio in ogni cortina di solitudine e indifferenza che si frappone fra un oggi carico di speranze e un domani in cui queste possano diventare realtà.

 

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