Dal 31 marzo, Torino ha una nuova piazza ed una nuova via: piazza Secreto che si raggiunge imboccando via Frammartino, all’altezza del civico numero 361 di corso Grosseto, Circoscrizione 5.
L’intitolazione della piazza all’ex sindaco di Torino Guido Secreto e della via al volontario per la pace Angelo Frammartino sono l’ultimo atto della commissione toponomastica e del Consiglio comunale, che ha concluso i cinque anni del suo mandato. Amministratori pubblici di Provincia, Comune e Circoscrizione hanno preso parte alla cerimonia, assieme ai genitori di Angelo e ad amici e congiunti di Secreto.
Mattinata di colori e tepori primaverili. In piazza soprattutto anziani, donne e bambini. La notizia del possibile arrivo di 1500 migranti da insediare nella vicina “arena rock”, diffusa dai giornali del mattino, circola e anima le conversazioni. Alle 11 e 30 gonfaloni della Città e della Provincia, portati dal picchetto d’onore dei vigili urbani, attraversano la piazza, alti sulle teste dei cittadini, assieme alle note dell’inno di Mameli.
Per commemorare Secreto, oltre agli amministratori pubblici hanno preso la parola il pronipote, Piero Secreto, Laura Rosati e la segretaria che lavorò con lui per 25 anni. I loro interventi hanno messo in risalto la sua generosità, il suo amore per gli animali e la sua dimensione etica che metteva al primo posto non l’ impegno politico, pur costante e appassionato, ma i doveri di pubblico amministratore.
Guido Secreto è scomparso nel 1985, all’età di 90 anni, a lungo Consigliere comunale e vicesindaco, è stato partigiano e amico di Giuseppe Saragat. Nel 1973, già settantottenne, a causa di una crisi di Giunta accettò l’incarico di sindaco, attribuitogli dal Consiglio comunale con un ampio e trasversale consenso. Fu il primo sindaco socialista nella storia di Torino e coprì l’incarico per 200 giorni.
Per il giovanissimo Angelo Frammartino, ucciso nel 2006 a 24 anni a Gerusalemme, durante una missione di pace per i bambini arabi ed ebrei colpiti dalla guerra, il suo ricordo è stato affidato alle parole della madre Silvana e del padre Michelangelo, abitanti a Monterotondo, in provincia di Roma ma originari di Caulonia, in Calabria. Angelo era a Gerusalemme per occuparsi di recupero scolastico, credeva nella possibilità di una pace e, ha detto il presidente del Consiglio comunale, non voleva essere un eroe, lo è diventato suo malgrado: una vittima in più della lunga guerra israelo-palestinese.
Nel 2007 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha conferito la medaglia d’oro al merito civile alla memoria.
Nonostante il passare del tempo il ricordo della vicenda di Angelo è ancora ben vivo e non solo in noi che giornalmente cerchiamo di far crescere il progetto umano della Fondazione, ma anche in tante amiche e tanti amici che non smettono di accompagnarci lungo la via. Tutto questo assume per noi un valore umano e morale grandissimo, un valore che davvero speriamo di condividere in futuro ancora con più persone.
Fonte: Comune della Città di Torino