Isola sciita – e persiana – in mezzo a un oceano arabo sunnita, l’Iran rappresenta un’eccezione nel panorama mediorientale.
Erede di dinastie millenarie che hanno regnato sull’altopiano indoiranico e depositario di un impressionante patrimonio di arte e cultura raffinata, l’Iran odierno è un paese che cerca di riconciliare quest’eredità millenaria, incrementata dall’esposizione alla cultura occidentale conseguente al ruolo di alleato statunitense che lo shah di Persia ha ricoperto fino al 1979, con l’oscurantismo portato al potere dalla rivoluzione islamica.
La presente ricerca si propone di indagare le modalità attraverso le quali una società civile altamente consapevole dei propri diritti cerca di resistere alle pesanti limitazioni della libertà imposte da un regime che fa della propria permanenza al potere l’obiettivo principale della propria azione politica, da conseguire con qualsiasi mezzo.
Una domanda di libertà, quella dei cittadini iraniani, che ha trovato manifestazione concreta nel Movimento verde, originatosi in seguito ai brogli elettorali delle elezioni presidenziali del giugno
A questo scopo, la ricerca è consistita innanzitutto in un’attenta ricostruzione storica del periodo che ha segnato il passaggio dall’età riformista (1997-2005) – caratterizzata da una relativa libertà di espressione – all’età radicale, aperta dall’avvento al potere dell’attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad.
L’analisi passa poi a esaminare il pensiero dei cosiddetti “intellettuali religiosi”, pensatori che propongono una originale riconciliazione tra Islam e democrazia, argomentando la possibilità di tale convivenza alla luce dei precetti islamici.
Nell’ultima sezione del lavoro si analizza il Movimento verde nelle sue peculiarità: origine, sviluppo, modalità di lotta. Proprio dall’analisi di queste ultime si sono potuti ricavare punti di forza e di debolezza alla luce dei quali sono state formulate delle possibili strategie di azione per l’empowerment della società civile iraniana.
Annalisa Perteghella